I fondi comuni di investimento mobiliare


Hanno impiegato un po' di tempo per conquistare la fiducia dei risparmiatori italiani. I fondi comuni d'investimento si dividono in "aperti" e "chiusi".
Per i Fondi chiusi la legge italiana richiede un importo minimo d'investimento molto elevato. Inoltre, i fondi chiusi non consentono il rimborso delle quote prima della scadenza fissata.
I fondi aperti, invece, rappresentano la formula più diffusa fra i risparmiatori italiani: a fine 1994 operavano in Italia ben 259 fondi con proposte e rendimenti assai differenziati. Molto meno sono, invece, le società di gestione: 53 a fine 1994, ciascuna delle quali amministra una media di oltre cinque fondi, in modo da diversificare l'offerta alla clientela.
Il fondo comune d'investimento è una sorta di cassa comune che raccoglie i risparmi di molti individui e li investe in titoli quotati in Borsa o valute, cercando di ottenere il massimo reddito. Sotto il profilo giuridico, i fondi comuni di investimento mobiliare si configurano come una comunione indivisa di beni di cui ciascun partecipante (il risparmiatore) è comproprietario. Sottoscrivendo quote di un fondo, i partecipanti affidano i propri risparmi a una società appositamente costituita (chiamata società di gestione) che investe capitali conferiti al fondo comune in azioni, obbligazioni e/o altri valori mobiliari, per conto e nell'interesse di tutti i partecipanti. Poiché il fondo è "aperto", il capitale può variare continuamente in relazione agli acquisti e alle vendite realizzate sul mercato a opera dei gestori, e all'andamento del saldo netto tra nuova raccolta e riscatti chiesti dai partecipanti. Il fondo ha l'obbligo di riacquistare in ogni momento le quote emesse, a semplice richiesta del sottoscrittore, entro il termine di 15 giorni di borsa aperta, prescritto dalla legge. Il valore delle quote (e quindi il prezzo di riscatto, fatte salve spese e commissioni) è dato dal totale delle attività nette del fondo, diviso per il numero delle quote in circolazione; questo valore viene stabilito giornalmente, e comunicato alla stampa. Meglio non prendere alla lettera le promesse dei gestori. Entrare e uscire da un fondo d'investimento , ha comunque un costo. Molti fondi impongono commissioni di rimborso fisse o scalari, cioè inversamente proporzionali alla durata della sottoscrizione. Ecco perché è importante scegliere fin dall'inizio il prodotto giusto, anche in funzione della prevista durata dell'investimento. I vantaggi che un fondo è in grado di offrire al risparmiatore sono numerosi:

- Una gestione professionale del risparmio in campi a elevato rischio e di non facile accesso all'investitore individuale;

- Un risparmio sulle commissioni d'intermediazione (normalmente del sette per mille, per i fondi che movimentano grandi quantità di denaro scendono al due/quattro per mille);

- Le comodità di non doversi preoccupare dell'amministrazione del patrimonio investito: comprare quote di un fondo obbligazionario invece di Bot e Cct, per esempio, significa non essere più assillato del problema delle scadenze e dei rinnovi;

- Poter cogliere opportunità su un numero di mercati e di paesi che sarebbero precluse al singolo investitore, se agisse da solo;

- Infine, un valido frazionamento del rischio grazie a un'ampia articolazione dell'investimento in titoli, difficilmente praticabile per chi non dispone di adeguati mezzi finanziari. La legge prescrive infatti che per le azioni, obbligazioni e altre attività finanziarie emesse da un unico emittente, l'investimento è consentito solo nella misura massima del 5% delle attività di un fondo (elevabile al 10% in casi eccezionali, e con opportune segnalazioni alle autorità di vigilanza). Questo vuol dire che il patrimonio del fondo deve essere investito per lo meno in una ventina di titoli emessi da società o enti diversi: nella realtà, ciascun fondo investe su un ventaglio assai più ampio di azioni e obbligazioni italiane ed estere (spesso più di un centinaio, oltre ai titoli di stato) manovrando attraverso continue compravendite in modo da ottimizzare il rendimento del patrimonio. Cosicché chi ne acquista una quota compera in effetti una frazione di un vasto e diversificato portafoglio azionario e/o obbligazionario. La legge italiana, per impedire che un gestore di fondi possa conquistare il controllo di una società, ha posto un limite invalicabile: ciascun fondo non può possedere più del 5% del capitale di una società quotata in borsa, né più del 10% di una società non quotata.


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